Emma Fenu: da Alghero a Vordinborg con la passione per l’emancipazione culturale femminile

                 Emma Fenu: da Alghero a Vordinborg con la passione                 per l’emancipazione culturale femminile 

 

 


di Generoso D’Agnese

 

 “Sono arrivata in Danimarca quasi dieci anni fa perché sia io che mio marito avevamo perso il lavoro in Italia e le prospettive di carriera per lui, ingegnere, erano decisamente buone. Io, laureata in Lettere e Filosofia, con un dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali, avrei dovuto reinventarmi e non temevo la sfida. Il primo impatto è stato un vento fresco di libertà (era luglio): avevamo appena concluso un’esperienza molto positiva in Medio Oriente, ma Copenhagen è sicura, multietnica, non giudicante, rispettosa delle culture e di quelle che noi definiamo stranezze, purché non ledano la comunità”. Scrive ed è appassionata di storia e letteratura delle donne. Insegna scrittura creativa e ama fare ricerche sulle antiche leggende della sua terra natale, la Sardegna. Emma Fenu, nata ad Alghero, vive a Vordingborg, nella regione della Zelanda (a 100 km da Copenhagen) e dedica tutto il suo tempo libero alla passione per la cultura, sia come autrice sia come curatrice portali dedicati alla letteratura al femminile. “In molti dei miei seminari mi occupo, partendo dai tempi arcani e percorrendo i millenni che conducono fino ai nostri giorni, dell’imposizione del silenzio come forma di violenza. Si tratta di una violenza subdola di cui sono vittime soprattutto le donne e le bambine che per secoli furono relegate a casa, senza possibilità di istruirsi, avere opinioni, votare, compiere libere scelte . Oggi le cose sono cambiate, lo dobbiamo a chi ha lottato prima di noi donandoci diritti che diamo per scontati scegliendo forme che sono considerate anacronistiche ma si sono evolute con noi. 

 Eppure, il termine e il conseguente dramma del femminicidio è contemporaneo: ci riguarda, si svolge negli appartamenti accanto ai nostri. Il silenzio è complicità. Diamo voce alle donne. Diamo voce. Prendiamo voce”. Emma lavora per circa tre mesi all’anno in Italia, viaggiando spesso in tutta la penisola, conservando rapporti stretti con i familiari e coniugando il lavoro con la felicità di poter incontrare persone amiche. “Le mie radici italiane sono molto forti e lo saranno per sempre, anche perché mi occupo di Storia e letteratura delle donne nel mondo ma con un’attenzione specifica per l’Italia, leggo e scrivo per lavoro nella mia lingua madre e ho sposato un connazionale: quindi parliamo italiano e coltiviamo le nostre tradizioni senza chiuderci verso altre, danesi e non, in un mix tutto nostro di apporti culturali, tipico degli espatriati. In Danimarca ci sono molte associazioni di italiani, anche di sardi, nel nostro caso specifico: un Centro Dante Alighieri e un Istituto di Cultura, oltre alle varie altre proposte di aggregazione di gruppi vari. Credo che, anche con la collaborazione dell’Ambasciata, molto propensa all’importanza di tali attività, ci sia un potenziale enorme non valorizzato a sufficienza, come in altre nazioni, fra cui la vicina Germania. Ci sono eventi, concerti, insegnamento dell’italiano, ma si potrebbe incentivare il contributo dei singoli, promuovendo più iniziative sul territorio, facendo leva non soltanto sulla diffusione della nostra cultura nel mondo, ma anche alla previa creazione di un’identità di gruppo tramite l’uso della nostra lingua, la partecipazione a eventi letterari, artistici e teatrali in seno a una comunità attiva e coadiuvata da un supporto economico, perché la passione non permette di pagare una location”. 

 

Emma Fenu, tra i tanti impegni professionali, collabora anche con “Il Ponte”, una rivista che da molti anni unisce gli italiani in Danimarca alla comunità che li ospita, cercando spunti di riflessione e punti di contatto tra le due culture. “Sono nata e cresciuta in Italia: l’identità mi scorre nel sangue e non è un ostacolo al valore della differenza; proprio perché so da dove vengo e chi sono, mi sento pronta ad accogliere l’Altro e a rispettarlo; ho la coscienza dell’identità come valore positivo, non xenofobo o arretrato, e questo non preclude contaminazioni culturali che arricchiscono e fanno di me una persona unica, non solo italiana, non solo espatriata in Danimarca. 

 

Vorrei fare di più a livello locale, nella nazione che mi ha accolto, per la diffusione della cultura italiana: questo sarebbe un progetto a cui mi dedicherei con molto entusiasmo e impegno”. .

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