Nicolino De Pasquale LA MATEMATICA INCA svelata da un professore abruzzese
Nicolino De Pasquale
LA MATEMATICA INCA
LA MATEMATICA INCA
svelata da un
professore abruzzese
di
Generoso D’Agnese
Alla fine
è toccato a un professore di matematica di una scuola superiore scoprire un
mistero per il quale da 500 anni si erano accapigliati scienziati di tutto il
Mondo e di vasta fama accademica.
Alla fine
è toccato a un uomo di poche parole e di grande pacatezza intellettuale
spiegare al Mondo cosa è racchiuso in pochi centimetri di tessuto annodato
misteriosamente.
In realtà,
Nicolino De Pasquale non è un semplice professore di matematica assuefatto al
tranquillo mondo provinciale italiano. Lui ha scelto con vera passione il
proprio mestiere ed è tra gli insegnanti più benvoluti dai propri allievi. De
Pasquale veste in effetti i panni del tranquillo insegnante di cattedra in un (ottimo)
istituto tecnico industriale di Pescara, ma sotto i panni c’è la scorza di un
vero supereroe del calcolo e del ragionamento matematico.
E per dare
corpo a mondo logico costellato di equazioni e parabole, De Pasquale non ha
soltanto risolto il centenario quesito dei quipus “inca” ma ha portato notevoli
contributi anche nella decrittazione di antichi calendari nuragici e nella
ricostruzione di strumenti musicali dell’ antico Egitto. Giusto per nutrire la
sua immensa voglia di comprendere la sapienze di civiltà andate perdute nel
corso dei Secoli.
Le yupane
sono rimaste indecifrabili per cinque secoli, e
negli anni sono diventate un vero incubo per archeologi e scienziati a
caccia della loro chiave di lettura. Ogni assalto ha resistito fino all’arrivo
di Nicolino De Pasquale, 60 anni e una laurea in Ingegneria. Insegnante di
sistemi e automazione robotica nell’Istituto Alessandro Volta di Pescara, si è
avvicinato a questo mistero grazie a un particolare e gradito regalo da parte
del nipote Mauro. Nel Natale del 2000 infatti ricevette in dono dal bambino un
libro sulla storia della matematica, nel quale vi erano descritti anche alcuni
degli enigmi irrisolti lasciati in eredità alle generazioni future. Tra questi
vi era proprio quello delle yupanas, le calcolatrici incas: vasche di pietra
scolpite nella parte superiore in tante caselle geometriche, nelle quali
vennero ritrovati fagioli, semi o sassolini bianchi. Apparentemente senza un
senso logico.
“La sera
di Capodanno, in attesa del cenone e mentre eravamo ospiti a casa di mia
sorella, venni colpito da un’immagine di un quipus, una serie di cordicelle
fissate a un nastro che gli Incas usavano come sistema di comunicazione. Le
cordicelle del quipus venivano annodate e ogni nodo indicava un numero o una parola,
e l’insieme delle cordicelle rappresentava un vero e proprio documento
compiuto. Questo linguaggio non è stato ancora completamente decifrato da noi
ma in quell’illustrazione il quipus non aveva nodi e ai piedi del dignitario
raffigurato, vi era una scacchiera piena di sassolini. Fu proprio
quell’immagine a darmi la prima intuizione. La yupana era in realtà
l’equivalente della nostra calcolatrice e il quipus rappresentava il foglio su
cui scrivere il risultato.”
La mente
matematica di Nicolino De Pasquale, in quel lontano capodanno, venne totalmente
rapita da questo affascinante quesito. Tra gli auguri di Buon Anno e il
brindisi al gusto di spumante, i neuroni lavorarono alacramente portando un
elemento nuovo nella valutazione del rebus.
“Lo
sbaglio essenziale commesso in tanti anni consisteva nel voler utilizzare il
sistema numerico decimale. Allontanandosi da questo presupposto e attribuendo
ai semi di ogni riga valori diversi (nonché leggendo da destra a sinistra e dal
basso verso l’alto) ogni dubbio svaniva e la yupana diventava un’agilissima
macchina calcolatrice. Quella usata dagli Incas in realtà era un sistema di
progressione geometrica, il che dimostra la loro raffinata cultura scientifica
e matematica. Inoltre nel loro sistema non era previsto lo zero perché il
sistema di calcolo era basato sul mondo naturale e in Natura non esiste in
effetti un angolo dove vi sia lo zero assoluto.”
La
risoluzione dell’enigma centenario non denota nessun punto debole e in pochi
mesi il professore realizza anche una riproduzione perfetta della yupana,
dimostrando dal vivo la perfezione del sistema numerico degli Incas.
Sposato
con Adriana Di Nardo e padre di tre figli (Salvatore , Federico e Lorenzo, rispettivamente di 8, 6 anni e 18
mesi) l’ingegnere ha avuto molte più difficoltà a far capire al mondo
scientifico la propria tesi. Come qualsiasi tema scientifico, anche il
ragionamento di De Pasquale è stato sottoposto alle necessarie verifiche e a
più prove per dimostrarne la veridicità.
Gli studi
del docente abruzzese sono stati controllati dalle autorità peruviane e
boliviane, che li hanno sottoposti agli esperti della civiltà Inca. In seguito
i calcoli sono stati inviati all’ENEA ed esaminati dal prof Corrado Giannantonio, tra i massimi
matematici mondiali. Infine è arrivata la conferma dalle autorità della Bolivia
e del Perù: il calcolo funzionava con tutte le yupana ritrovate negli scavi
archeologici. E anche l’ENEA ha approvato la validità matematica, permettendo
di presentare queste teorie in un convegno organizzato dall’Istituo
Italo-latinoamericano di Roma.
Un altro
enigma aveva cessato di essere tale.
“Grazie
alla yapana” tutti gli incas, ricchi e poveri, sapevano fare di conto. Cambiava
il materiale (modelli in pietra per i primi, semplici linee tracciate sulla
terra per i secondi) ma non la facilità d’uso e perfino i non vedenti potevano
usare questo strumento per i loro conti. E grazie a questa ultima possibilità
abbiamo progettato, insieme all’ingegner Mauro Orlando della Siemens, una
calcolatrice per non vedenti. ”
Quella
vissuta da Nicolino De Pasquale non è però un avventura del tutto conclusa. Il
prossimo settembre infatti a Cuzco verrà accolto da vero trionfatore dalle
massime autorità scientifiche e istituzionali boliviane e peruviane nel congresso
internazionale sui 5000 anni del sistema matematico amerindio. Altri viaggi
“americani “attendono il tranquillo professore di Pescara, che ormai lega
indissolubilmente il suo nome alla millenaria storia americana, rafforzando
quel legame unico che unisce gli italiani al Nuovo Mondo. Così come altri
successi arrivano dalla risoluzione di
altri enigmi. La Sardegna ad esempio rappresenta una nuova sfida per De
Pasquale con i suoi calendari perpetui ancora oggi perfettamente funzionanti.
Le intuizioni dell’ingegnere hanno già sollevato numerosi entusiasmi in
un’isola che ha sempre tributato un alto valore alla civiltà nuragica e che
negli studi di De Pasquale trova ora una totale conferma.
Anche
l’Egitto ha attirato la curiosità di questo straordinario onnivero dei rebus
matematici, innamorato dei numeri e della sua straordinaria vita familiare
(l’ingegnere condivide tutti gli attimi di tempo libero con i suoi tre figli),
Nicolino De Pasquale ha infatti anche ricostruito attraverso gli studi della
matematica eigizia, gli strumenti e la musica dell’antico Egitto.
“Il metodo
di calcolo dell’Antico Egitto si ispira alle palme, le cui foglie hanno una
successione pari a 13 e 8 e ricalca la successione di Fibonacci, un metodo di
calcolo che utilizzato in maniera opportuna riesce a costruire la scala
musicale dell’Antico Egitto.”
Grazie
agli studi dell’ingegnere, sono state ricostruite arpe e oboi in giunco e un
intero spartito è stato riprodotto da un affresco contenente un motivo con le
sei note iniziali.
“Nessuna
frequenza delle note da questo oboe corrisponde alle nostre note: gli antichi
egizi suonavano una musica molto più in armonia con la natura.” Ci sono voluti
4 anni per ricostruire l’ancia di giunco adatta al suono di questi antichi
strumenti, e alla fine è stata ancora una formula matematica (una banale
equazione di primo grado) a risolvere i problemi tecnici consegnando
all’attualità strumenti e musiche che profumano di archeologia.
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