Sergio Marchionne QUEL MANAGER ABRUZZESE VENUTO DAL CANADA
Sergio Marchionne
QUEL MANAGER ABRUZZESE VENUTO DAL CANADA
QUEL MANAGER ABRUZZESE VENUTO DAL CANADA
di Generoso
D’Agnese
La svolta arriva
a tredici anni. Papà Concezio, giunto al pensionamento dopo una vita da
carabiniere,
decide di trasferire la sua famiglia a Toronto, per aiutare un parente nella
gestione di una
azienda di abbigliamento. Concezio parte alla volta del Canada portando
con se la moglie
e i figli Sergio e Luciana , decidendo involontariamente per il loro futuro.
La sintesi di
questa storia potrebbe essere simile a tante altre storie italiane d’America.
Ma
si tratta di una
doppia avventura, di andata e ritorno, nel quale emerge tutta la potenza di
una comunità
italiana che da oltre un secolo raccoglie successi professionali nel Continente
Americano. E’ la storia del grande manager Sergio Marchionne, capace di ridare
lustro a un marchio simbolo del Made in Italy: FIAT.
Nominato dal consiglio di amministrazione al posto del
dimissionario Morchio e sponsorizzato dall’allora presidente Luca Cordero di
Montezemolo (deciso a rilanciare alla grande il marchio della più prestigiosa
azienda
dell’industria
italiana) Sergio Marchionne arriva ai vertici della FIAT nel 2004, tornando
ufficialmente in quell’Italia abbandonata tra le lacrime nell’adolescenza per
una carriera scolastica eccezionale in Canada e passando attraverso importanti
incarichi aziendali internazionali.
Cresciuto nella terra
abruzzese che ha regalato all’imprenditoria
internazionale le brillanti intuizioni Enrico Di Luca (RCA e NASA), Pierluigi
Zappacosta (Logitech e Digitalpersona) e Guerrino De Luca (Apple), Sergio in
realtà porta in se il DNA della piccola provincia di Pescara. Papà Concezio
infatti era nato a Cugnoli, figlio di Alfonso e fratello di altri dieci fratelli.
Il nonno non si spostò mai dal centro collinare abruzzese ma il padre scelse di
entrare nell’arma dei carabinieri arrivando al grado di maresciallo maggiore.
Dopo vari spostamenti, tornò a Chieti negli anni Cinquanta e nel capoluogo
teatino (già capitale dei fieri Marrucini, irriducibili nemici italici della
potenza di Roma) divenne padre di Sergio, nel 1952.
Il pensionamento a soli 50 anni diede a
Concezio la possibilità di valutare nuove opportunità professionali e l’offerta
di un cugino residente a Toronto non lasciò indifferente il maresciallo dei Carabinieri.
Nel 1966, quando Sergio aveva tredici anni, la famiglia Marchionne decise di trasformarsi
in emigrante e lasciò Chieti alla volta del Canada. Il futuro amministratore delegato
del colosso FIAT, dopo un primo momento di adattamento alla nuova situazione, si
integrò perfettamente nelle scuole canadesi e si diplomò brillantemente per poi
proseguire gli studi nell’area economica e giuridica.
Nel 1985 Sergio
Marchionne ottenne la laurea di dottore commercialista e divenne contemporaneamente
segretario della sezione di Toronto dell’Associazione Nazionale Carabinieri. La
sezione infatti era stata fondata sia da Antonio Giallonardo e dal padre
Concezio che, arrivato nella metropoli americana, si premurò di raccogliere
intorno a un focolare tutti gli italiani che avevano prestato servizio nella Benemerita.
Fu un’esperienza esaltanta, quella vissuta all’interno della sezione dell’ANC, perché
ha permesso di coltivare amicizie sincere e profonde, mantenendo legami forti
con le proprie origini. Legami del resto mai recisi, anche per la presenza di
un nutrito esercito di cugini, sparsi tra le varie località dell’Abruzzo e rafforzato
anche dal matrimonio con Orlandina, un’italoamericana originaria di Scafa,
altro centro abruzzese poco lontano dal paese originario dei Marchionne. Nel
1987, il futuro manager Fiat ottenne anche la laurea in giurisprudenza,
iniziando il suo percorso da procuratore legale e da avvocato. Quando ancora
era impegnato negli studi, Sergio è stato esperto nell’area fiscale della
Deloitte Touche, impegno lasciato per assumere la qualifica di controller di
gurppo e poi di director dello sviluppo aziendale nella Lawson Mardon Group di Toronto.
Una carriera brillante quella condotta dal giovane italocanadese, perfetto
conoscitore di cinque lingue.
Negli anni ‘89 e
‘90 Marchionne divenne vice presidente esecutivo della Glenex Industries,
mentre negli
anni seguenti il suo nome si sarebbe legato alle sorti della Acklands Limited,
con l’incarico
di vice presidente per l’area finanziaria e chief financial officer. Negli
stessi
anni e sempre a
Toronto, il manager ha ricoperto la carica di vice presidente per lo
sviluppo legale
e aziendale della Lawson Group, incarico mantenuto anche nel momento
dell’acquisizione
da parte della Alusuisse Lonza nel 1994. Sono anni di nuovi cambiamenti
quelli che
seguono quest’ultimo episodio. Marchionne infatti accettò di trasferirsi a
Zurigo,
per seguire il
suo incarico di vice presidente esecutivo e di chief financial officer, e
infine di amministratore
delegato della Algroup. Dopo la separazione del Lonza Group Ltd da Alusuisse,
Marchionne è assurto ad amministratore delegato del Lonza fino al 2002, anno in cui è stato
chiamato a dirigere il Gruppo Sgs( Societe Generale de Surveillance) di
Ginevra. Una
vera e propria tappa di avvicinamento alla casa Fiat, quella condotta
involontariamente
da Sergio Marchionne, che nell’ultima veste è divenuto di fatto un
azionista
importante della casa automobilistica torinese, essendo un membro indipendente
del consiglio di
amministrazione dal maggio 2003. A un anno esatto dall’ultimo balzo
professionale è
arrivata infine la prestigiosa chiamata ai vertici dell’azienda. La dipartita
di
Gianni e Umberto
Agnelli, la nomina a presidente di Montezemolo (che ne intuì le grandi
potenzialità) e le dimissioni improvvise di Morchio, hanno completato un puzzle
straordinario iniziato in Abruzzo nel 1952, proseguito in Canada per quaranta
anni e completato in
Svizzera nei quattro anni antecedenti la nomina. Una ascesa straordinaria per un uomo capace di
portare nella più famosa azienda italiana il carattere tenace e roccioso della
sua terra d’origine. Padre di Tayler e Alessio, Marchionne ha conservato
anche la residenza italiana nel paese
paterno dove, appena la vita frenetica glielo permetteva, non mancava di far
ritorno per prendere qualcosa al bar o per esprimere il proprio voto alle
elezioni amministrative.
Ad aspettarlo, i parenti più stretti della famiglia Marchionne, tutti legati da
affetto sincero per un figlio che ha saputo realizzare due volte il sogno degli
italiani nel Mondo.
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