BELGIO: IL MULTICULTURALISMO SECONDO LE ACLI

IL MULTICULTURALISMO SECONDO LE  ACLI

 

di Laura Napoletano



Era  l’ottobre del 1954 e in Belgio scendeva copiosa la pioggia nell’anno che si avviava a volgere al termine. In quell’ottobre vi fu però anche una nascita: quella del primo circolo ACLI del Belgio, a Fontaine l’Evêque in rue Despy 23. A farlo nascere ci pensarono  Luigi Ricci, Aldo Casagrande, Antonio La Fornaia, Luigi Piccin, Giuseppe Siego, Antonio Boschetto e Filippo Valori.

Oggi, 66  dopo, le ACLI sono più che mai floride e attive, vero e proprio presidio di italianità fuori dai confini tricolori. E a guidare le varie associazioni sparsi sul territorio belga oggi vi sono Michele Ottati (presidente), Giovanni  Licciardi (vice Presidente) e Giuseppina Naro (Tesoriere) mentre Valerio Ottati e Pietro dalle Molle  sono i responsabili per i giovani.

“Nessuno poteva immaginare – spiega Michele Ottati -  che le ACLI in Belgio fossero ancora floride sessantasei dopo. Infatti il sogno dei giovani italiani emigrati dopo l’accordo italo-belga del 1946, per la gran parte tutti minatori, era quello di racimolare il massimo dei soldi possibili e rientrare nei loro paesi d’orgine. Dopo il primo circolo, nacquero quello di Houthalen e quello di Haine Saint Pierre. Sotto la spinta di Umberto Stefani, fondatore del settimanale Sole d’Italia delle ACLI Belgio, nel marzo 1955, i circoli ammontavano già a  25.  Tutti in prima linea per affrontare, tra le altre e in collaborazione con il sindacato cristiano ACV-CSC,  la battaglia per uscire dai ghetti delle  baracche, i  minimi salariali, l’assistenza mutualistica per le famiglie rimaste in Italia, problemi pensionistici transnazionali, malattie professionali tra cui la silicosi, il rimpatrio delle salme di connazionali, le scuole per figli degli italiani,  le condizioni disumane del lavoro in miniera.”

Strutturate in un grande movimento, le ACLI del Belgio sono suddivise in 6 provincie acliste ed il primo Congresso fu celebrato il 16 novembre 1961. Da allora ogni quattro anni i soci si incontrano per rinnovare le cariche.

“Nel 1975, le ACLI Belgio si sono trasformate in ACLI BELUX (Belgio-Lussemburgo) e da allora hanno portato avanti  le tematiche della scuola italiana, del diritto di voto comunale, della creazione della Gioventù Aclista,  delle lotte sindacali in occasione della chiusura delle miniere di carbone in Belgio. Grazie al dott. Daniele Rossini hanno difeso i diritti sociali inoltrando un centinaio di cause presso la Corte Europea di Giustizia”.

Entrati a far parte della Federazione ACLI  Internazionale (FAI), i soci negli anni hanno lavorato  sulla formazione degli aclisti ai fini di una migliore partecipazione degli italiani e degli italo-belgi alle elezioni comunali ed europee in Belgio, sui temi dell’interculturalità, sulle tematiche ambientali, sulle riforme costituzionali dello Stato Belga. A partire dal 1 luglio 1978, le ACLI del Belgio sono state riconosciute dalla Communauté Française de Belgique quale movimento di educazione permanente. A tal fine si sono costituite nel marzo 2004 in Association sans but lucratif (ASBL) nella parte francofona del Belgio, mentre nella parte fiamminga si sono costituite in VZW (vereniging zonder winstoogmerk).

“Ciò ha permesso di ottenere per queste nostre due entità giuridiche un contributo annuale per svolgere le attività di educazione permanente e per poter funzionare. Abbiamo lanciato una vasta inchiesta a presso i figli e nipoti degli aclisti per poter meglio adeguare le attività  ai bisogni delle terze e quarte generazioni di figli di emigrati italiani, non dimenticando ovviamente l’arrivo , negli ultimi anni, di numerosi giovani italiani. Di recente abbiamo creato il corso on line “we don’t speak italiano” per l’insegnamento della lingua italiana per gli stessi figli e nipoti degli aclisti e non aclisti, una richiesta molto diffusa tra le nuove generazione oramai diventati tutti belgi. Il nostro ruolo primario rimane l'educazione permanente che in quanto movimento ACLI riconosciuto dal Ministero della Cultura francese, unico tra tutte le  associazioni italiane del Belgio, ci permette di realizzare 220 ore di  formazione ogni anno , a livello centrale, provinciale e di circoli”.

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