Maria Pappa: Una sindaca rossocrociata calabra

 


Una sindaca rossocrociata calabra

 

 

di Generoso D’Agnese

 

 

Il primo sindaco vibonese all’estero e la prima donna sindaco della città di San Gallo. Quando è stata eletta rappresentante della città svizzera, Maria Pappa in un colpo è riuscita a conquistare due primati completando con successo il percorso politico che già nel 2016 l’aveva vista entrare nell’esecutivo cittadino per dirigere il settore delle Costruzioni e poi nel 2018 anche quello Sociale e della sicurezza.

“Sono nata a San Gallo - spiega il sindaco della città capoluogo del cantone omonimo - e sono figlia emigranti. Mio padre Michele partì da Rombiolo a 19 anni negli anni Sessanta per andare in Germania. Mia madre, Saveria Ravenna, è nata invece a Vibo Valentia. Dopo alcuni anni mio padre si trasferì in Svizzera. Mia madre, nata a Vibo Valentia, la conobbe durante i suoi ritorni in Calabria e quando lei arrivò in Svizzera, aveva appena 18 anni. Mio padre ha svolto diversi lavori per poterci regalare un’infanzia e un’adolescenza felice ma come è capitato a tanti miei coetanei, ho avuto difficoltà a muovere i primi passi nella scuola. Il tedesco l’ho imparato solo a scuola e all’inizio con capivo niente. Tutti i bambini stranieri della mia generazione hanno rischiato di finire nelle classi speciali. 

 


Mia madre si oppose a tale scelta e sono riuscita a integrarmi e poi a diplomarmi in una scuola a indirizzo economico iniziando infine un lavoro nel campo della contabilità. Frequentando le attività della parrocchia e diverse associazioni, mi sono però appassionata al settore dell’assistenza sociale e così ho cambiato il mio percorso e dopo altri tre anni di scuola e il relativo diploma, ho iniziato lavorare in un carcere giovanile. Dopo 5 anni di questa esperienza sono passata a dirigere un doposcuola di bambini. Sono state tutte esperienze che mi hanno avvicinata all’impegno politico.”


 

Fondando la sua azione sul dialogo e sulla concertazione, Maria Pappa si è guadagnata sia la stima dei colleghi che quella dell’elettorato e nel 2016 ha ottenuto il suo primo grande successo, vincendo una difficile sfida anche contro le mille perplessità della società svizzera ancora poco avvezza a farsi guidare da una persona con il doppio passaporto italiano e svizzero.

“Col lavoro e con l’impegno sono riuscita a trovare la condivisione dei miei concittadini. Quando frequentavo il gruppo di giovani italiani nella parrocchia, mi chiesero di perorare la causa dei figli di immigrati ad avere il diritto di voto alle elezioni comunali e a ottenere più facilmente il passaporto svizzero.  Quel primo discorso davanti a 500 persone mi ha dato la forza di intraprendere le battaglie per il nostro diritto ad avere la cittadinanza svizzera. Eravamo circondati dalla sfiducia e dalla diffidenza”.


Iscritta all’ordine professionale per gli assistenti sociali, la sindaca di San Gallo ha fatto tutta la difficile trafila per ottenere la cittadinanza svizzera e ora è l’unica della sua famiglia ad essere a tutti gli effetti svizzeri. 

“Volevo essere protagonista attiva nella comunità. Gli anni trascorsi nelle associazioni, in parrocchia, a lavorare nel campo del sociale hanno infine premiato questo mio desiderio. Nel 2012 sono entrata nel Consiglio Comunale di San Gallo”.  

Eletta prima cittadina, Maria Pappa non ha mai dimenticato le sue origini e torna in Calabria ogni qual volta è possibile. I suoi genitori e i fratelli vivono ancora tutti in Svizzera e l’Italia rappresenta la parentesi di ritorno alle origini per lei e per i suoi familiari.

“Mantenere vivo il legame con la propria terra di origine è fondamentale. Io in realtà non mi sento né svizzera né italiana e non parlo benissimo nessuna delle due lingue. Mi vedo però come una pianta la cui radice italiana vive in terra svizzera ed è diventata una pianta ibrida. Per uno che è cresciuto qui e poi se ne è dovuto andare è la stessa cosa perché si ha sempre qualcosa del paese in cui si è cresciuti.  Le origini italiane mi accompagnano nella vita e concepisco la vita con una sfumatura diversa perché vivo diverse realtà di vita. Uno svizzero che è cresciuto in un quartiere agiato non potrà mai conoscere i problemi di chi non conosce la lingua e di chi cerca di vivere in un quartiere abbandonato a se stesso. Io sono cresciuta così, e oggi mi trovo bene in qualsiasi contesto sociale. Ma ci sono quelli che si trovano bene solo con certi gruppi. Certe situazioni, se non vengono vissute non si possono capire per cui sento un’empatia   per chi ha delle difficoltà”.

 

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