Gaia Mazzola: Un'insegnante d’asilo nella terra dei Suomi

 

Gaia Mazzola

Un'insegnante d’asilo nella terra dei Suomi

 

di Generoso D’Agnese

 

 


La chiamano la Terra dei  180mila laghi e sicuramente non vanta nella sua storia fenomeni di  migrazioni di massa. La terra dei Suomi non ha mai attratto in gran numero i lavoratori italiani anche se una inversione di tendenza c’è stata,  dovuta all’emigrazione di ultima generazione. Quella vissuta senza valigia di cartone ma con le borse di studio e gli incarichi di ricercatore. O quella, millenaria dettata dagli affetti.

 

Mi sono trasferita in Finlandia per amore.  Avevo 21 anni e quello che oggi è mio marito, desiderava studiare all’estero. È sempre stato un giramondo ed era a conoscenza del fatto che l’educazione in Finlandia è gratuita, inclusa l’università. Ottenne il posto in Università e io  non  ebbi dubbi che lo avrei seguito, la realtà di paese mi stava stretta e avevo quasi concluso i miei studi di triennale a Brescia.Ho avuto un impatto iniziale estremamente positivo con la Finlandia: ho visitato la mia ‘nuova terra’ in Agosto 2014 per la prima volta, iniziando a portare le prime valigie cariche di vestiti. Lì mi sono innamorata della natura verde e luminosa, dell’aria fresca, della quiete, dei servizi pubblici efficienti - avendo vissuto la vita da pendolare in Italia per anni, come poteva non essere altrimenti?  Al mio trasferimento effettivo, in Ottobre 2014, ho fatto i conti con la realtà: burocrazia, una lingua astrusa, il freddo, il buio… ma soprattutto, non avere la mia famiglia e i miei amici più stretti accanto. Al freddo, al buio e alla lingua fortunatamente ci si abitua. Un detto finlandese recita: “non esiste il cattivo tempo, solo cattivo abbigliamento”. La burocrazia si risolve da sé. Anche alla distanza ci si abitua, ma sinceramente mai del tutto. E nonostante io sia una persona molto indipendente, non nego che ancora oggi - dopo tanti anni, se esistesse il teletrasporto tornerei almeno una volta a settimana per stare coi miei”.

Gaia Mazzola, originaria di Bergamo e impegnata professionalmente ad Helsinki, vive la sua italianità senza cercare il contatto di altri italiani, come spesso succede nei paesi che fanno della riservatezza il loro status quo. Grazie a un gruppo esistente su una piattaforma Social riesce però a scambiare con altri italiani informazioni funzionali alle attività quotidiane, regalando a sua volta consigli utili ai nuovi arrivati nel paese europeo.

 


“Il mio legame con l’Italia è come il legame di una persona adulta nei confronti della propria casa d’infanzia. È sempre casa tua, quando torni sembra non te ne sia mai andata, la tua famiglia è li – ma tu sei cresciuta.  La mia famiglia mi manca, i miei amici mi mancano però sono diventata adulta qui e mi sono adattata a questo ambiente. Mi trovo a mio agio e, ad ogni ensilumi (‘prima nevicata’) della stagione, mi reinnamoro di quello che mi circonda.  Mi sento, comunque e sempre, pienamente italiana.  Provo, ovviamente, nostalgia per piccole cose quotidiane. Desidererei poter andare al bar a fare colazione con cappuccino e brioche, andare in panetteria e prendermi una bella focaccia alle olive, andare al supermercato e comprare puntarelle e radicchio freschi, prendere il treno ed essere in una città completamente diversa dalla mia. Ma ad ogni paese i suoi pro e contro. Per ora sto bene qui.”

Gaia Mazzola, da tre anni insegnante d’asilo e un passato di educatrice artistica e tanti anni impegnata nella ristorazione, come tanti italiani che hanno costruito il loro nido lontano dalla Penisola, è orgogliosa del suo cammino professionale e umano e vorrebbe i propri familiari più spesso nella sua casa a Helsinki per condividere con loro questa legittima soddisfazione.


“Essendo la nostra vita qui, ci piacerebbe condividere la nostra casa, le nostre abitudine ed il nostro ambiente coi nostri cari. Siamo orgogliosi di ciò che abbiamo costruito negli anni e abbiamo il desiderio che la nostra famiglia ne fosse partecipe.  La nostra vita è cambiata molto da che siamo venuti qui: la nostra dieta è cambiata, le nostre abitudini ed i nostri orari sono cambiati. Si guardano film in inglese, si cucina cinese ed indiano, si ascolta musica finlandese.  Ciò che non è cambiata è l’essenza della nostra italianità, che si esprime principalmente nel come viviamo la nostra quotidianità e di quali sono le nostre priorità nella vita. Buon cibo, buona compagnia, stare insieme e stare bene. Questo è l’ambiente nel quale degli ipotetici figli e nipoti crescerebbero. Parlando metaforicamente, le mie radici italiane sono forti. Il suolo in cui sono diventata un albero è ricco di culture ed influenze diverse, di conseguenza le mie foglie sono multicolori”.

 

 

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