MISTER HONEY
Di
Generoso D’Agnese
Incontrare Alessandro Tarentini non è
facile e non dipende dal fatto che viva ad Hastings, nell’isola settentrionale
della Nuova Zelanda. Difficile trovarlo in casa perché il suo lavoro coincide
con la sua passione e il tutto viene condensato nel lavoro all’aria aperta, tra
le sue amatissime api.
«Quando
ero studente argomenti come il miele e le api non rientravano nel corso di
studi. Con l'avvicinarsi della laurea magistrale in Scienze e Tecnologie
Alimentari, mi ero accorto che non sapevo cosa fare del mio futuro. Dopo alcuni
corsi di perfezionamento presso l'Istituto di Apicoltura di Bologna, andai in
Olanda, nella fattoria didattica Hamster Mieden nel piccolo villaggio di
Drogeham dove, tra le altre cose, ero responsabile degli alveari della
fattoria».
Sarebbe
stato solo il primo passo di un percorso che lo avrebbe visto viaggiare
tantissimo. Nato in Germania da padre pugliese e madre croata, Alessandro nel 2010 –
dopo l’esperienza olandese – decise di trasferirsi in California
accettando la proposta di fare un anno
di tirocinio in management dell'azienda apistica nella Marshall's Honey Farm di
San Francisco.
«In California non mi occupavo solo della
gestione degli apiari e dei prodotti dell'alveare ma anche di fare marketing , logistica
e organizzazioni di eventi».
Rientrato
in Italia, il tecnico visse per un anno
da disoccupato per poi riprendere la valigia e volare in direzione Nuova
Zelanda, con un contratto di sei mesi.
Oggi
Alessandro lavora stabilmente come tecnico apistico per la Arataki Honey, una
delle più grandi realtà apistiche in Nuova Zelanda. Una vera e propria sfida
professionale e umana.
«Il mio primo impatto con la Nuova Zelanda è stato un
po' brusco per una diversità mentale che rende i rapporti con le persone un po'
difficili. Sono, in generale, educati sulla superficie ma è difficile avere dei
rapporti molti profondi. Anche per questo motivo tendo a spendere la maggior
parte del mio tempo libero con altri immigrati come me. È sempre una
questione di sapersi adattare, ma per fortuna ho incontrato una ragazza locale,
Heather, ora mia moglie, che mi sta a fianco. Per di più, per questioni di
lavoro viviamo un po' isolati e mi sono dovuto adattare alla nuova dimensione
di vita: infatti, allevando api regine, per attuare una selezione genetica
efficace bisogna essere “isolati” dagli altri apicoltori per evitare che le
nostre regine si incrocino con altre api con caratteristiche che non
desideriamo».

Divenuto esperto apicoltore, il tecnologo italiano segue da vicino anche l’ormai noto problema della riduzione delle colonie e il misterioso "Colony Collapse Disorder" (CCD) che ha devastato le colonie di api in America e in parte dell’Europa.
«La riduzione delle api, secondo la mia modesta
opinione, è dovuto ad un sistema agricolo che non è più sostenibile. Le
maggiori cause sono probabilmente l'utilizzo di alcuni pesticidi, monocolture e
pratiche apistiche non adeguate. Ma credo che l'opinione pubblica stia
influenzando in maniera positiva il sistema e che, sperando bene, vedremo dei
cambiamenti nei prossimi anni. Le
api sono arrivate in questa terra solo recentemente (1840 circa) e si tratta
soprattutto di api italiane molto docili che si sono adattate alla Nuova
Zelanda. Al momento il miele più popolare in Nuova Zelanda è il miele di
Manuka mentre il CCD non ha ancora intaccato gli
apiari neozelandesi in modo significativo, anche se alcuni segnali del fenomeno
hanno cominciato a manifestarsi e potrebbe solo essere questione di tempo! »
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