LA TELE VISIONE DI DOM SERAFINI
LA TELE VISIONE DI DOM SERAFINI
di Generoso D’Agnese
Oggi è la
rivista più importante di Hollywood per il business della Tv internazionale e
punto di riferimento per qualsiasi produzione televisiva internazionale. E il
successo, per Video Age International,
non è arrivato per caso. Dietro al titolo ci sono infatti 36 anni di intenso
lavoro per il mondo del cinema e della televisione, e tanti anni di impegno nel
campo dell’informazione. E tanta passione da parte di Domenico (Dom) Serafini,
la “mente” di Video Age che, contro
tutti gli ostacoli, riuscì ad immigrare negli Usa nel 1968, appena compiuti 18
anni.
«La necessità
di lasciare l’Italia – spiega il direttore di Video Age International - per
l’Inghilterra o l’America era dettata dalle intenzioni di approfondire la
televisione a colori, che non esisteva in Italia (infatti fu introdotta nel
1977, mentre in America era in funzione dal 1953). L’Inghilterra sarebbe stata
più facile avendo degli zii ad un’ora di treno a nord di Londra, ma l’America
era tanto attraente quanto difficile, nonostante avessi una mia zia materna che
abitava vicino New York City. Per raggiungere la meta, avrei dovuto vincere
quattro sfide: essere promosso all’esame di maturità, avere un passaporto
valido, ottenere il visto dalle autorità statunitensi e convincere la JCE (casa editoriale di
riviste tecniche di Milano con cui collaboravo) a pagarmi una somma mensile in
America. Le prime due sfide erano connesse: se fossi stato rimandato a
settembre, avrei dovuto fare servizio di leva in marina e e non avrei potuto ottenere il passaporto.»
Quando arrivò
il tempo di “incastrare i puzzle” il funzionario della Questura procurò a Dom
Serafini un passaporto valido per sei mesi che non erano sufficienti per
ottenere il visto (il passaporto doveva
essere valido per almeno un anno) ma il direttore dell’agenzia di viaggi portò il documento
personalmente all’Ambasciata americana di Roma e nascondendo con un dito la
data di scadenza, riuscì ad ottenere il visto.
«Quando
arrivai a New York – racconta Serafini - gli agenti dell’immigrazione si
chiedevano come fosse stato possibile ottenere un visto di un anno con un
passaporto valido per soli sei mesi!»
Superati anche
gli ostacoli della maturità e dello
stipendio, Serafini arrivò negli USA nel settembre del 1968 e iniziò a perfezionare
subito il suo inglese scolastico per poter tradurre gli articoli inviati alla
JCE e venderli ad altre riviste in America, Francia ed anche ad Hong Kong. Contemporaneamente,
per far quadrare i conti (viste le spese superiori alle entrate) Dom si impegnò
come DJ in tre stazioni radio, come produttore
di programmi per la Tv cavo e riparatore di televisori a colori.
«Nel 1974
aiutai la JCE a creare Millecanali, la prima rivista di televisione in Italia
e, nel 1977 a
sviluppare Consumer Electronics Italia, nella scia della versione madre
americana con cui collaboravo. Nel 1978 una di queste riviste,
“Television/Radio Age”, mi chiese di diventare redattore capo del suo inserto
internazionale che mi permise di passare dal campo tecnico a quello dei
contenuti prodotti dagli studio di Hollywood. A NYC Lino Manocchia (anche lui
di Giulianova) ogni domenica mi
permetteva di andare casa sua nel Bronx
per aiutarlo con gli articoli ed ad inviarli via Telex. Quando approdai a
TV/Radio Age, l’esperienza con il Telex mi permise di avere una stanzetta al quinto piano del Rockeffer Center
(anche sede della rete Tv, NBC), mentre giornalisti più anziani avevano una
scrivania in corridoio. Due anni dopo arrivò sul mercato “Electronic Media”, un
settimanale formato tabloid di 20 pagine che mise in crisi TV/Radio Age. “EM” era bravo con i titoli e
semplicemente sfogliandolo in pochi minuti si aveva un quadro completo degli
eventi della settimana, mentre l’editore di TV/Radio Age insisteva nel pubblicare articoli
interessantissimi, ma molto lunghi. Feci notare all’editore che i lettori non
avevano tempo per lunghi articoli ed una rivista di molte pagine che copriva
tutto nei minimi particolari e che era il loro compito di redattori (come
faceva “EM”) di dire al lettore, “queste sono le notizie più importanti che
bisogna sapere”.»
Al rifiuto
dell’editore, Serafini propose di lanciare una nuova rivista in società.
Trovando un nuovo rifiuto, piuttosto che andare verso una fine sicura, Dom
chiese ai principali esponenti del mondo della Tv internazionale di aiutarlo a
creare una rivista moderna e dinamica pagando in anticipo per la pubblicità. Ad
accogliere l’invito furono: la MGM, la Columbia Pictures, la Paramount, la rete
TV Abc, Canale 5, Rusconi (Italia 1), Mondadori (Rete 4) ed il MIFED in Italia,
Rede Globo in Brasile ed altre società di produzione e distribuzione americane.
«VideoAge
nacque nel 1981 e alcuni anni dopo TV/Radio
Age chiuse i battenti. Nel 1986 decisi di dare vita a “VideoEra”, la prima
rivista di televisione per l’America Latina e, nel 1988 “TV Pro”, per il
mercato Tv francese: entrambe le riviste però durarono pochi anni perché i
rispettivi mercati non erano ancora sviluppati. Non funzionò neppure “Tv Game
Show”, il primo mensile in America che seguiva i vari programmi
televisivi sui giochi. La scommessa si rivelò invece vincente con Video Age
Daily, il primo quotidiano fieristico
per la Tv internazionale.»
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