Rosa Manzo: Una prof. italiana nell’aurora boreale norvegese

Una prof. italiana nell’aurora boreale norvegese

 

di Generoso D’Agnese

 

Associate professor International Law  presso la USN,  Visting Scholar presso Columbia Law School, Phd candidate presso Pluricourts UiO Oslo, Researcher presso International Development Law Organization IDLO Oslo.  Basterebbero anche solo questi titoli per delineare al meglio il percorso umano e professionale di Rosa Manzo, arrivata a Oslo con un master in diritto internazionale e incentrato sui temi inerenti i cambiamenti climatici e ambientali, e divenuta in poco tempo un punto di riferimento accademico nel mondo accademico norvegese.

Sono nata ai Tamburi, un quartiere di Taranto che purtroppo vive molti problemi, ma proprio il mio quartiere mi ha dato una forza per riscattarmi e grazie ai sacrifici dei miei genitori, sono andata a studiare a Milano, alla Cattolica, dove mi sono laureata in giurisprudenza. Per mia scelta sono andata in Norvegia perché la Norvegia era ed è ancora un paese che offre master di specializzazione in diritto ambientale e in diritto dell’energia, pubblici e gratuiti. Questa combinazione mi ha permesso di specializzarmi ulteriormente e al termine del master  il dottorato di ricerca in Diritto dei Cambiamenti Climatici che mi ha portato a conoscere seguire e approfondire le negoziazioni dell’accordo sul clima (Parigi).Da quel punto è partita la mia carriera professionale in ambito universitario”. 

Vincitrice della Fulbright Schuman,  borsa di studio americana  frutto di una collaborazione tra Usa e Europa e riservata a studenti eccellenti, Rosa Manzo ha arricchito il suo percorso professionale studiando alla Columbia University a New York e trasferendosi per alcuni periodi di ricerca   anche in Nuova Zelanda partecipando altresì a diverse conferenze in Europa.

“Ora sono professore associato di Diritto Ambientale presso la University of South Eastern Norway a Oslo.  Ogni traguardo è stato sofferto ma  basato solo sulle mie forze. La mia esperienza può essere d’esempio ad altri giovani che se sostenuti, se opportunamente stimolati possono arrivare a obiettivi quasi irraggiungibili e possono raggiungere l’eccellenza.


Finanziando nel 2017  il suo soggiorno come visiting scholar presso il New Zealand Center for Environmental Law con il Ryoichi Sasakawa Young Leaders Fellowship Fund (SYLFF), Rosa spazia i suoi interessi di ricerca dal   diritto ambientale nazionale e internazionale al diritto internazionale dei diritti umani, dal  diritto dell’aviazione al  diritto internazionale sui cambiamenti climatici.

 “Non mi identifico come italiana nel mio modo di essere, penso anzi che l’italianità identifichi spesso un cliché che non neanche condiviso in tutta la penisola. C’è sicuramente differenza nell’approccio sociale tra italiani del Nord e del Sud, fa parte del nostro retaggio storico. Al sud si avverte una idea di comunità  che io vorrei trasferire eventualmente nei valori della famiglia. L’ idea di creare stretti rapporti affettivi non appartiene tradizionalmente alla Norvegia e questo per tante ragioni, forse anche perché le distanze   fisiche nello in Norvegia  sono tali che hanno sempre impedito l’istaurarsi di rapporti umani  più stretti. Le origini italiane le avverto e comunque rimango italiana nella mia cultura nel modo e nell’attenzione che viene data alla cultura all’arte alla musica classica. Sono attenta alle questioni politiche e sociali italiane e lo sono più che  mai  avendo notato in prima persona le differenze abissali tra Norvegia e l’Italia e in questo  mi sento sicuramente  italiana perché il pensiero è sempre quello di poter aiutare in qualche modo chi in Italia appunto non ha le stesse opportunità che io ho trovato qui”.

Arrivata in Norvegia, Rosa Manzo dopo un primo momento di ambientamento ha iniziato a frequentare altri italiani grazie al COMITES, onde poter soprattutto usufruire di determinati servizi  senza  abbandonare quei tratti della   vita che   derivano sicuramente dal fatto di essere nata  e cresciuta in  Italia.

“Ci sono delle caratteristiche della nostra cultura che ti spingono ad acquistare determinati prodotti piuttosto che altri, e la vicinanza della comunità italiana in questo caso mi ha permesso di mantenere o ritrovare a chi era già qui in Norvegia quelle abitudini di vita che fanno parte, che non voglio abbandonare. Può essere un prodotto da cucina, può essere una certa marca di scarpe può essere un certo tipo di prodotti per la casa che non potevo condividere con i norvegesi parlare o cercare delle informazioni su come tenere queste prodotti e trovarli nella stessa Norvegia.  D’altro canto rimango colpita dal fatto che tornando in Italia io mi senta molto più propositiva rispetto agli italiani rimasti nei nostri confini. È come se l’esperienza all’estero mi avesse fornito una leva positiva perché mi ha gratificato e dunque questo mi spinga ad essere più propositiva anche quando sono in Italia. Davanti a un problema, piuttosto che prenderne semplicemente atto, cerco di attivarmi e di risolverlo e dunque questo secondo me è una nota di differenza per il mio essere italiana che vive all’estero. In questa mia fase della vita, questo mio essere italiana che vive all’estero ha questa voglia, coraggio di cambiare lo stato delle cose”.

 

 

 

 

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