Michelantonio Celestino Onofrio Vaccaro Vaccaro IL TESTIMONE DELLA STORIA
Michelantonio
Celestino Onofrio Vaccaro Vaccaro
IL TESTIMONE DELLA STORIA
di Generoso
D’Agnese
Picasso,
Chaplin, Le Corbusier, Wright, Marcel Marceau, Ernst Pollock, Peggy
Guggenheim,
Anna Magnani, Sofia Loren, Kennedy....potrebbe continuare a lungo la lista
delle
personalità della cultura e dello spettacolo che Tony Vaccaro ha incontrato
lunga la
sua vita.
Una vita passata spesso dietro l’obiettivo di una macchina fotografica e
iniziata
professionalmente
tra i paesaggi infernali della Seconda Guerra mondiale.
Tony
Vaccaro é infatti una vera icona della storia italiana d’America che ha
affidato agli
scatti
fotografici la sua memoria umana, descrivendo fotogramma dopo fotogramma gli
eventi
salienti della Terra, guadagnandosi i gradi di fotoreporter doc.
Nato a
Greensburg, in Pennsylvania nel 1922 Michelantonio
Celestino Onofrio Vaccaro
Vaccaro ha vissuto una pagina dolorosa di emigrazione.
Tornato infatti a Bonefro, in Molise,
nel paese
dei genitori, il ragazzo visse insieme alle sorelle Gloria e Assunta una
tranquilla
infanzia, improvvisamente
interrotta dalla morte della madre. Lasciati i figli presso parenti, il padre
ripartì
alla volta degli Stati Uniti per preparare con cura il rientro dei figli ma una
volta
tornato in
Italia, anche lui rimase vittima di improvvisa morte. Michelantonio e le
sorelle
seguirono
diligentemente le scuole italiane fino a quando dall’America arrivò la chiamata
della zia
Assunta, che li richiamò nel Nuovo Continente. Ma quello che partì alla volta
di
New
Rochelle era un altro ragazzo. Influenzato dai racconti dei reduci di guerra e
dai
giornali,
il molisano aveva già deciso di girare il mondo per scoprirvi l’umanità. Per
fare
questo
iniziò dal nome, scegliendo di essere per tutti Tony.
Gli anni
del reinserimento negli Stati Uniti furono caratterizzati dalla frequentazione
delle
scuole
serali per imparare l’inglese e dei corsi alla I.E. Youngh High School per
recuperare
il tempo
perduto. Tra i vari corsi vi era anche quello sulla fotografia. Acquistata una
ARGUS C-
3,35 mm Il molisano studiò appassionatamente i consigli di Bertram L.Lewis
che gli
insegnò trucchi e tecniche del mestiere ma fuori dalle mura scolastiche gli
echi
della
guerra spinsero migliaia di giovani ad arruolarsi per dare il proprio
contributo e tra
questi vi
era anche Tony Vaccaro. Nel 1943 egli indossò la divisa e venne assegnato al
331°
Reggimento di Fanteria, con l’incarico di foto reporter. Per il ragazzo alla
ricerca
dell’umanità
lo sbarco in Normandia fu un tremendo pugno nello stomaco, ma non per
questo
l’italoamericano venne meno ai propri impegni. Vaccaro combatté con valore e si
distinse
per numerosi gesti, pur avendo spesso tra le mani la macchina fotografica
piuttosto
che un mitragliatore. Ferito in modo serio durante uno degli innumerevoli
scontri,
ricevette
la medaglia Purple Heart per il proprio coraggio e l’abnegazione militare, ma
non
rimase
lontano dal fronte.
Nel 1945 rientrò in prima linea, tra le file della 8a
divisione di
Fanteria e
divenne un vero e proprio pioniere delle immagini. I suoi scatti fissarono
tutto
l’orrore e
la tragedia della sconfitta tedesca, i morti, le stragi, la desolazione e la
disperazione
dell’umanità. Le sue foto furono le prime scattate da un fotografo alleato a
Berlino e
ancora oggi appartengono alla storia della Seconda Guerra Mondiale.
Vaccaro
raggiunse il famoso ultimo ponte sul Reno (immortalato in un epico film) con il
dito sempre
pronto sul grilletto della sua macchina fotografica. La Ludendorff Brucke, nei
pressi di
Remagen, resistette dieci giorni al fuoco difensivo della Wehrmacht permettendo
agli
americani di attraversare il Reno e formare una testa di ponte sulla sponda
opposta,
per
permettere al resto dell’armata di continuare definitivamente l’avanzata verso
Berlino.
Il molisano
rimase sempre in avanguardia, testimone silenzioso e curioso degli eventi. I
suoi
scatti, decine di anni dopo sarebbero diventate oggetto di una mostra proprio
sulla
liberazione
alleata dell’Europa. Ma se Berlino venne immortalata con tutte le sue ferite,
fu
un’altra
foto a dare la prima grande soddisfazione a Vaccaro. Un suo scatto, titolato
“Il
bacio della
Liberazione”, venne considerato infatti come uno dei simboli della riacquistata
libertà. E
proprio la Francia si sarebbe ricordata di questo eccezionale fotografo di
guerra,
conferendogli
la Legion d’Onore.
Sessanta
anni di professione intensa, quelli vissuti da Tony Vaccaro che nonostante la
veneranda
età continua a pensare a nuovi progetti. Le sue foto hanno attraversato
l’intero
arco del
Ventesimo Secolo, documentando miserie e tragedie. L’ultima esperienza, in
ordine di
tempo, riguardò il terremoto del Molise. Alla sua terra natale Vaccaro guardò
con
il suo
obiettivo per immortalare figure umane caratteristiche della terra aspra dei
Sanniti,
prima che
esse scomparissero del tutto dietro l’omologazione del pudding contemporaneo.
Il molisano
ha lavorato con le maggiori riviste di attualità: Look, Time, Venture, ha
percorso
anche diverse branche dello scibile umano, immortalandole in uno scatto. Nel
1963
ottenne la medaglia d’oro per la migliore fotografia a colori di moda (l’Oscar
della
fotografia)
dall’ Art Directors' Club di New York. Successo bissato nel 1969, quando
ricevette
la medaglia d’oro per la migliore fotografia a colore nel mondo dal World Press
Association,
La Hague, Olanda.
Dal 1970 al
1981 accompagnò il lavoro sul campo con l’insegnamento, accettando la
cattedra di
professore di fotografia alla Cooper Union University di New York.
Stimato sia
come insegnante che come fotoreporter, e ormai lontano dagli anni dei
reportages
arrembanti, l’ex soldato dell’Armata alleata, nel 1982 venne omaggiato dalla
Heller
Gallery di New York, che decise di presentare la sua prima mostra personale di
cento foto,
dal titolo “La Compagnia creativa”. Il successo raccolto dall’allestimento
indussero
altre istituzioni a proporre Vaccaro nei loro programmi. Nel 1985 toccò infatti
al
Municipio
di New Rochelle, in occasione del 40°anni versario della fine della guerra,
allestire
una mostra dal significativo titolo: “Odissea d’un giovane durante la Seconda
Guerra
Mondiale” e sempre nella stessa città, tra il 1987 e il 1988 venne allestita
una
galleria di
immagini che Vaccaro scattò nel tessuto urbano. Dopo altri successi al Ryo Art
Club, a
Parigi e in Normandia (acclamata la sua mostra “La liberazione di St.Briac”,
per le
intense
scene fermate sulla pellicola) Vaccaro ottenne anche Il Prix Bayeux des
Correspondants
de Guerre e scatenò entusiasmo nel Festival della Fotografia a
Perpignan.
Sono gli
anni in cui il molisano iniziò anche la cooperazione con Reinhard Schultz
mentre
continuano
ad arrivare i riconoscimenti per i suoi reportages di guerra. Decorato con la
medaglia di
Ufficiale al Merito dal Gran Duca di Lussemburgo, dedicò al piccolo paese una
mostra dal
titolo "Il Lussemburgo 1944 - 45" ma sarà il il primo Bonefro Foto-
Festival, ad
attirare
particolarmente le sue emozioni. Tornare a casa da protagonista assoluto non
era
certamente
nei progetti di questo professionista che conserva sempre la freschezza dei
suoi anni
(secondo la stampa francese le foto della mostra “itineraire d’un GI” creano un
nuovo stile
fotografico, quello dell’instinctivism!) ma lo riempì di orgoglio.
Dopo altri successi al
museo nazionale di Bléreancourt, Vaccaro tornò a Bonefro nel 1996 con due
grandi
mostre: “La mia Italia” e una mostra di Tina Modotti. Decorato nel 1998 con la
medaglia
Chevaller delle Arti e delle Lettere del Ministero della Cultura Francese, il
molisano ha
continuato a portare nel mondo le proprie foto: Berlino, Stoccarda, Bonn,
Buenos
Aires, Graz, Vienna, Stadtallendorf, Regensburg, Colonia, Gottingen, Anversa, a
Kingston,
New York e Connecticut. L’ultimo grande progetto porta il titolo di "II
Giro del
Mondo"
ed racconta la storia di un ragazzo molisano che parte da Campabasso il 14
Novemhre,
1939, e ritorna nel dicembre del 1998 per far vedere parecchi grandi
personaggi
del nostro tempo che lui ha incontrato girando il mondo come fotogiornalista.
Le immagini
della sua produzione sono alla base di 12 libri di fotografie pubblicati
soprattutto
da case editrici tedesche che per l’italo-americano nutrono una vera passione.
Nel 2002
Vaccaro tornò ancora una volta in Molise per fotografare i paesi e le
situazioni
del terremoto. In quell’occasione consegnò ai cittadini di Bonefro 85 mila
dollari,
raccolti
dall’associazione italo americana che rappresenta, come contributo per
ricostruire
la
cittadina.
“Ho visto
tanta morte e disperazione durante il conflitto mondiale – racconta Vaccaro - e
credo che
la guerra sia una delle catastrofi umane peggiori; oggi purtroppo, in tutto il
mondo si
parla di guerra. Nessun governo nazionale ha mai capito che bisognerebbe
istituire un dipartimento
della pace, e non uno della guerra”.
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