Guido Boggiani: L'esploratore scomparso nella foresta
L'uomo che sparì nella foresta
di Generoso D'Agnese
Se la raccontano ancora la storia, alcune famiglie paraguaiane, nelle caldi sere d’estate ad Asunción. Una storia triste e al tempo stessa eroica, che ancora oggi ha il suo fascino e lega intorno al tavolo orecchie curiose. La storia è quella di un esploratore, partito alla volta della foresta e mai più tornato vivo, massacrato senza vero scopo dagli indigeni Chaco. Il suo nome era Guido Boggiani.
Quello di Boggiani è un martirio che ha avuto l’onore
di essere impresso su pagine poetiche importanti del nostro secolo. Di lui
infatti raccontò in versi il grande
Gabriele D’Annunzio, tramandando ai posteri la figura di un uomo d’eccezione:
ì...egli era svelto odiatore di salmerie e di scorte, e silenzioso era il suo
ardimento, e cadde sotto la spada del predone selvaggio...”
Nelle parole del “Le Laudi” del poeta abruzzese
sono incisi i tratti salienti di una tragedia finita nel tepore dell’oblio di
una memoria storica molto labile: il calvario di un altro dei tanti figli
d’Italia in cammino sui sentieri del mondo, alla ricerca di risposte e di una
nuova terra cui regalare la millenaria cultura peninsulare.
Di Boggiani e della sua guida si persero
praticamente le tracce. Gli amici residenti ad Asunción iniziarono a temere per
la sua vita ma soltanto dopo varie settimane il dubbio si fece strada: dopo
tutto vivere nella foresta non era certo paragonabile ad un semplice cambio
della residenza! Con grande preoccupazione venne organizzata una spedizione di
soccorso e la guida fu affidata a José Cancio, uno spagnolo esperto nei
recuperi di persone perdute nelle
foreste tropicali. Con molta fatica e superando numerosi pericoli il
gruppo di soccorso arrivò sulle tracce lasciate da Boggiani. La spedizione seguì il
sentiero tagliato nella boscaglia,
nonostante questo fosse già quasi ricoperto di nuova vegetazione
lussureggiante, e continuò con grande
fatica nelle sue ricerche. Soltanto dopo
quattro mesi di durissima ricognizione,
soffrendo la mancanza d'acqua e le infinite insidie della zona,
arrivarono finalmente alla meta. Ai loro
piedi trovarono infatti i miseri resti dei due uomini e dei loro sogni. A
Boggiani e alla sua guida fu data una
sommaria sepoltura e la spedizione rientrò. Ma appena rientrato nella capitale Cancio organizzò una nuova
spedizione per recuperare definitivamente i due corpi. Ritornato sul luogo della sepoltura lo
spagnolo riesumò i resti e li trasportò ad Asunción per la sepoltura definitiva. Finì così, in un anonimo cimitero del
Paraguay, il sogno avventuroso di Guido
Boggiani. Anch'egli, come tanti altri, aveva sfidato la sorte ed aveva
affrontato l'ignoto per raggiungere la
sua meta spirituale, accomunandosi a tanti altri uomini di fine Ottocento, che rinnovarono i fasti dell'epoca
esplorativa. Ma a differenza dei grandi navigatori del XV e XVI secolo gli esploratori di fine secolo XIX
non sottomettevano in nome del re e del
cattolicesimo. Essi erano spinti soltanto dal desiderio di avventura
fine a se stesso. Niente lucro, niente
onorificenze regali per questi ragazzi assetati di cultura: soltanto l'amore
per l'avventura, per il nuovo, la sfida
alle insidie della natura, esisteva nella loro mente. E per
l'avventura valeva anche rischiare la morte, lasciandosi dietro un
ricordo sfumato di uomo “felice”.
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