Alessandra Laricchia: La Namibia del Club Italiano

 

La Namibia del Club Italiano

 

di Generoso D’Agnese


 

 

Una terra in gran parte sconosciuta al turismo di massa e meta degli amanti dell’Africa più selvaggia. Sicuramente meno famosa del vicino Sudafrica e perfino del  Botswana, la cui storia è stata trasposta in in una storia cinematografica. Non la pensano però  così i ca. 300 italiani che hanno scelto proprio questo angolo di africa per dare corpo ai propri sogni. Italiani che hanno puntato decisamente il proprio futuro sulla Namibia, una terra ancora avvolta dal fascino dell’avventura



«In Namibia gli italiani sono davvero una piccolissima comunità  e non c’è nemmeno una ambasciata, c’è un rappresentante, un console onorario. Nei primi anni ho conosciuto  si degli italiani, poi ho conosciuto  il mio compagno e la sua famiglia. In molti lavoriamo nel settore turistico per cui tra italiani c’è molta competizione  però non c’è molto sostegno perché  diciamo anche tra italiani  moltissimi sono in competizione professionale. La pandemia ha però cambiato questa nostra situazione. Durante la pandemia abbiamo deciso   di dare vita con alcune persone al  Club Italiano proprio perché sentiamo la mancanza di  una rete, di un qualcosa che potesse un po’ aggregare, mettere assieme e anche per creare un piccolo bagaglio di italianità da trasmettere anche ai nostri figli».

 


Alessandra Laricchia è la responsabile delle comunicazioni del sodalizio italiano con sede a Windhoek, capitale della Namibia. Amministratrice delegata dell’Ascemt Empowerment and Development Foundation. scrittrice e presidente dell’associazione Café Africa, Alessandra si è laureata all’Università Federico II di Napoli e nei suoi progetti l’Africa doveva essere solo una piacevole parentesi turistica.



«Ero un po’ alla ricerca di  un contatto più stabile e fisso a questo paese, e tutto  è avvenuto un po’ per caso. Ho accettato la proposta di un’amica di fare da guida in tour in agosto, visto    che conoscevo il paese e parlavo l’inglese. Mi sono lanciata  in questa avventura e piano piano si è trasformata da semplice esperienza  così particolare in un qualcosa che mi ha portato per  vari mesi a venire in Namibia per interessi lavorativi. Strada facendo ho creato un blog in cui parlavo e parlo di Africa, ma ogni giorno parlo tanto di Namibia.  L’ultimo tassello della mia storia è rappresentata dalla famiglia che ho costruito in questo angolo del Mondo e quello che era un mio sogno che mai avrei pensato di poter realizzare, con tanta tenacia e un po’ di destino, mi ha portato a Windhoek».

 

 

 


Nonostante la distanza, Alessandra Laricchia ha un legame strettissimo con l’Italia. Nata a Napoli da un padre di origine materana, l’autrice di “Alzati e ricomincia” e “Quando la terra chiama” (per la Armando Curcio editore), mamma di due figli,  ha recuperato molto questo rapporto col territorio lucano, un amore che vorrebbe trasmettere anche ai suoi figli.  

 

 


«Ho un rapporto ancora molto  stretto con l’Italia. Scrivo romanzi e scrivo in italiano e sicuramente anche quello mi lega molto alle mie origini. Torno in genere durante l’estate  italiana e spero di poterci  tornare sempre, sia per me sia per i miei figli, perché è importante mantenere questo mio rapporto e trasmettere la cultura contadina ai miei figli. Qui in Namibia cerco di mantenere la mia identità italiana sia con la scrittura che con l’insegnamento della lingua a persone locali. Grazie al Club Italiano riesco a vivere a cavallo tra l’Italia e il continente africano. Il Club è una realtà che inizia ad essere ben definita e riconosciuta, rappresenta comunque in qualche modo la comunità italiana cerchiamo di creare eventi per la comunità o per far conoscere l’italianità qui in Namibia. L’Italia e l’italianità, hanno una grande capacità attrattiva: la cucina, i luoghi e la moda italiana, riescono sempre a generare entusiasmo. Insieme ad alcuni amici abbiamo creato una organizzazione no profit per insegnare a delle donne namibiane un po’ emarginate per insegnare loro un mestiere che è quello della sartoria grazie a una giovane stilista italiana che si è messa a disposizione e per dirigere questo progetto, riscuotendo enorme entusiasmo, lo stesso che si innesca quando organizziamo i corsi di cucina o facciamo delle iniziative legate alla cultura italiana. Tutti gli aspetti culturali italiani hanno un grandissimo valore attrattivo e forse non lo sappiamo sfruttare a dovere. E noi dobbiamo lavorare affinché questo filo non si interrompa, anche per evitare che le seconde generazioni perdano le proprie radici».

 

 



 


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