Luigi Amedeo di Savoia: Un Savoia sulle cime del Canada

 

Un Savoia sulle cime del Canada

 

di Generoso D’Agnese

 


 

Nessun elemento orografico porta il suo nome e nessuna città lo ricorda nelle sue memorie. Non ci sono tracce del passaggio dell’alpinista che nel 1897 scalò una delle montagne leggendarie dell’America, conquistandone la vetta  e segnando un’altra tappa dell’epopea italiana nel Nuovo Mondo.

Eppure il suo nome è altisonante , come lo sono del resto le sue imprese, condotte in vari angoli della Terra, e spesso coronate da successo.


   Luigi Amedeo di Savoia è nato viaggiatore ed esploratore. Terzogenito della casa reale italiana, insignito del titolo di Duca degli Abruzzi dal padre Amedeo (duca d’Aosta), Luigi Amedeo vide i natali a Madrid nel 1873, quattordici anni prima che il padre abdicasse al trono di Spagna. Appassionato del mare, frequentò l’accademia navale e si imbarcò a sedici anni sulla Amerigo Vespucci per una lunga crociera lungo le coste del Sudamerica. La passione per l’esplorazione marittima si sposò ben presto con l’amore per le montagne. La catena del Monte Bianco e le Alpi Pennine divennero così la sua seconda palestra, e tra le valli alpine costruì i suoi rifugi, angoli di ozio nel quale ristorare il suo fisico tra un’impresa e l’altra. Non navigò per soldi e non fu spinto dalla conquista di nuovi territori, Luigi Amedeo. Egli amava conoscere semplicemente nuovo frontiere, vivendo nella voglia di superare ostacoli difficili.

Diventato provetto alpinista, costeggiando l’Asia ebbe la prima visione dell’Himalaya, una montagna che rimase nel suo cuore. Decise di affrontarne la vetta e si preparò alla scalata ma venne fermato dalla peste. Ma se l’epidemia lo allontanò dalle vette asiatiche, non riuscì a fermarne l’impeto alpinistico. E toccò proprio all’Alaska, la splendida appendice degli Stati Uniti, imprimere le iniziali dell’italiano sulla sua terra.


  Luigi Amedeo di Savoia decisa infatti di arrivare sulla vetta del Monte S.Elia (i cui versanti erano situati nello Yukon canadese e nell’Alaska statunitense),  un massiccio imponente che tocca i 5.489 metri e scende con i suoi ghiacciai fino all’Oceano Pacifico. L’alpinista esploratore raggiunse una baia del Pacifico, ai piedi dei ghiacciai perenni, nel maggio del 1897. Compagni di avventura furono l'ufficiale della Regia Marina Umberto Cagni, l'avvocato Francesco Gonella, il dottor Filippo De Filippi, l'alpinista fotografo Vittorio Sella e il suo assistente Erminio Botta, le guide alpine Joseph Petigax e Laurent Croux di Courmayeur e Jean Antoine Maquignaz e Andrea Pelissier della Valtournenche

La spedizione percorse in trentotto giorni ben 90 chilometri di ghiacciai, salendo lentamente dalla costa alla vetta del Sant’Elia, conosciuta dai Nativi tlingit come  Yasʼéitʼaa Shaa o Was'eitushaa (montagna dietro la baia) . La cima fu raggiunta il 31 luglio, consegnando alla storia dell’alpinismo una delle imprese più difficili della storia. 


 

L'ascesa fu ripetuta solo nel 1946 da una spedizione americana composta da Betty e Andrew Kauffmann, Maynard Malcolm Miller, William Latady, Cornelius e Dee Molenaar, e nel 1971 un’altra spedizione italiana guidata da Gianni Rusconi la scalò la vetta mentre un gruppo canadese fece altrettanto.   In entrambi i casi si ripiegò sulla via normale dopo aver tentato l'ascesa lungo lo sperone nordest. La cresta est fu percorsa per la prima volta nel 1972 da Charles Bailey, Craig McKibben, Malcolm Moore, John Neal, Gary Ullin, Michael Vensel e Kurt Wehbring.

Con la scalata del Monte S.Elia  il Savoia raccolse  un traguardo prestigioso ma non ebbe il tempo di festeggiarlo. La sua mente era già ai ghiacci dell’Artico, che venne raggiunto nel 1899. Raggiunte latitudini mai toccate prima dall’uomo, Luigi Amedeo ebbe modo di perdere anche alcune dita della mano ma ciò non fermò il suo impeto esplorativo che lo avrebbe portato a circumnavigare il mondo e a esplorare lembi di Africa orientale.


Successivamente all'ascensione del monte Sant'Elia in Alaska, nel 1897,  Luigi Amedeo venne promosso tenente di vascello e dopo una breve pausa per riorganizzare le proprie priorità, il terzogenito di casa Savoia ripartì alla volta del Mondo.  Tra il 1899 ed il 1900 promosse e organizzò la spedizione verso il Polo Nord, che raggiunse 125 anni fa,  il 25 aprile 1900, toccando la massima latitudine artica di 86° 33' 49". Questa ennesima avventura gli valse la promozione a  capitano di corvetta, grado con il quale due anni dopo ripartì per organizzare per la seconda volta la circumnavigazione del nostro globo, navigando tra il  1902 ed il 1904  a bordo dell'incrociatore "Regia Nave Liguria". Cinque anni dopo la sua figura avventurosa si stagliò nitida in Asia. L’intrepido figlio dei Savoia scalò infatti la vetta del K2, sul massiccio del Karakorum in Pakistan realizzando di fatto i suoi sogni di bambino. Salendo oggi a quota 6640 m, il punto dove la spedizione si dovette fermare, esiste uno sperone di roccia che porta il nome Sperone Abruzzi.


  Lo scoppio della prima guerra mondiale richiamò al dovere per la patria anche Luigi Amedeo, che divenne comandante in capo delle Forze Navali Riunite. Nel febbraio del 1918 l’ormai attempato scalatore e marinaio fu inviato in Somalia per intraprendere l'opera di colonizzazione, rivelandosi l’ultima tappa della sua straordinaria storia. Luigi Amedeo di Savoia fondò infatti a Ghiohàr il Villaggio Duca degli Abruzzi  ovvero un villaggio-azienda agricola che sperimentava nuove e moderne tecniche di coltivazione e trasformazione dei prodotti. Nel 1926 la prosperosa colonia comprendeva 16 villaggi abitati da 3.000 somali e 200 italiani, un ospedale, scuole, negozi, fabbriche, una moschea e una chiesa cattolica.

Il 18 marzo del 1933 lo straordinario viaggiatore, celibe e senza figli, morì nel suo Villaggio e secondo le sue ultime volontà venne sepolto, sulle sponde del fiume Uebi Scebeli.

 

 

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